Il mio viaggio nel cuore del Cilento mi ha portato a Stio, un piccolo comune di meno di 800 abitanti, incastonato tra le colline e ricco di tradizioni autentiche. È qui che ho avuto il privilegio di conoscere Domenico, un artista il cui amore per il legno e per il suo territorio mi ha colpito profondamente.
Domenico ha capito fin da piccolo quale sarebbe stata la sua strada. All’età di soli 10 anni, il legno divenne la sua passione, la materia viva con cui avrebbe modellato il suo futuro. Mentre mi raccontava la sua storia, i suoi occhi brillavano di entusiasmo e orgoglio, riflettendo l’amore profondo per il suo lavoro e per il borghetto cilentano che lo ha visto crescere e che non ha mai lasciato.
Nella sua vita, Domenico ha lavorato la terra, ha coltivato frutti e ortaggi, ma soprattutto ha coltivato la sua passione per la falegnameria. “Ho rubato il mestiere con gli occhi,” mi ha confidato. Si è affiancato a un falegname del paese e ha imparato i rudimenti del mestiere, osservando e mettendo in pratica ciò che vedeva. Da piccolo, infatti, realizzò la sua prima opera: un crocifisso completamente in legno, che ancora oggi conserva gelosamente. Questo crocifisso è il simbolo del suo percorso artistico, e con orgoglio lo custodisce nel suo museo.
Sì, perché dopo una vita dedicata al legno, Domenico ha deciso di trasformare la sua falegnameria in un vero e proprio museo di opere d’arte, una collezione che raccoglie gran parte dei suoi lavori realizzati nel corso degli anni. Il suo desiderio è quello di condividere con i più giovani la sua passione, trasmettere loro le competenze e l’amore per questo mestiere antico. “Mi sarebbe piaciuto avere un giovane alle spalle, che mi osservasse mentre lavoravo, ma non è successo… almeno non ancora. Per questo ho deciso di aprire il museo: voglio aggregare, raccontare e tramandare.”
E proprio questa sua voglia di raccontare mi ha svelato il talento multiforme di Domenico. Non è solo un falegname: le sue mani sanno plasmare il legno in sculture finissime, eleganti, che racchiudono storie e tradizioni. Il suo estro lo ha portato anche a diventare il primo liutaio del Cilento a costruire la chitarra battente, uno strumento tradizionale di grande valore storico e musicale.
Durante la mia visita, Domenico mi ha accompagnato per i vicoli del borgo di Stio, a bordo del suo trattore “Rambo”. Con una passione contagiosa, mi ha spiegato ogni tradizione, ogni particolarità del paese. Poi, ci siamo diretti verso un castagneto, dove abbiamo potuto ammirare la bellezza della natura cilentana, immersi tra flora e fauna che raccontano la storia di un territorio ricco e selvaggio.
Infine, siamo arrivati alla sua “bottega di opere”, uno spazio che è molto più di un laboratorio: è un luogo dove passato e presente si incontrano, dove il legno prende vita e racconta le storie del Cilento. Domenico mi ha mostrato con entusiasmo la sua ultima creazione, una scultura che ha chiamato “La fertilità”. Una vera meraviglia: dettagli delicati, forme piene di significato, che rappresentano la vita e il legame profondo con la terra. È stato impossibile non percepire l’energia e la vitalità di quest’uomo, che, pur essendo ufficialmente in pensione, continua a essere un vulcano di iniziative. Con il suo spirito giovane, è capace di trasmettere entusiasmo e voglia di fare.
Il Cilento è proprio questo: un viaggio alla scoperta di meraviglie nascoste, di cultura antica e, soprattutto, di persone che rappresentano la vera risorsa del territorio. L’incontro con Domenico mi ha ricordato quanto sia preziosa la passione e quanto contino le storie personali per tenere viva l’identità di un luogo.
Se vi trovate a Stio, non mancate di visitare il museo di Domenico. Vi aprirà le porte del suo mondo e vi farà vivere un’esperienza autentica, in un angolo d’Italia dove le tradizioni e l’arte si intrecciano, creando un legame profondo con la terra e la sua gente. Non ve ne pentirete, e scoprirete che il Cilento ha ancora tantissimo da raccontare.